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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, VII.djvu/312

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300 ATTO SECONDO

Beatrice. Marcia forse l’armata?

Corallina. Sì, signora, tutti prendono l’armi, si vanno unendo alla piazza, e quanto prima se ne anderanno.

Rosaura. Oh cielo! Partirà don Alonso, senza che io lo possa vedere?

Beatrice. Partirà don Garzia, senza mantenermi la fede?

Corallina. E il mio povero Arlecchino, chi sa se gli riuscirà di fuggire.

Rosaura. Cara Corallina, informati di don Alonso, se parte, se resta; oh prigionia fortunata, se gli vietasse il partire!

Beatrice. Procurate di vedere don Garzia; ditegli che vi è persona cui preme di favellargli. (a Corallina)

Corallina. Sì, signora, vi servirò, e nello stesso tempo m’informerò d’Arlecchino: siamo tre povere donne colpite da Venere, e assassinate da Marte. Il cielo ci liberi da Mercurio. (parte)

Beatrice. Quali sono le camere occupate da don Garzia?

Rosaura. Nell’altro appartamento a mano dritta, fuori subito di quella porta.

Beatrice. Vorrei sorprenderlo, s’egli viene. Mi permettete che io entri ad attenderlo?

Rosaura. Fatelo, se vi conviene di farlo.

Beatrice. Ad una vedova qualche cosa più si permette che ad una fanciulla.

Rosaura. Io so le mie convenienze, voi saprete le vostre.

Beatrice. Non vi prendete pena per me. Amica, a rivederci. (Barbaro don Garzia, tu m’hai da mantenere la fede). (da sè, entra)

SCENA XIII.

Rosaura sola.

Misera me1! Se parte don Alonso, quali spasimi proverà il mio cuore! Almeno lo vedessi una volta, almeno potessi dargli un addio. Poco potrò vivere da lui lontana. I suoi pericoli mi as-

  1. Pap.: Misera, sventurata Rosaura!