Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, VII.djvu/415

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IL TUTORE 401

Rosaura. Ah caro signor Pantalone, per carità...

Pantalone. Cossa vorla?

Rosaura. Non mi assassinate.

Pantalone. Mi sassinarla?

Rosaura. Là dentro non ci voglio andare.

Pantalone. Dove dentro?

Rosaura. In quel brutto ritiro.

Pantalone. No, no, no ve dubitè.

Rosaura. Più tosto...

Pantalone. Più tosto cossa?

Rosaura. Mi mariterò. (parte)

Pantalone. El repiego no xe cattivo. Corallina, andè via.

Corallina. Si potrebbe dirlo con un poco di grazia.

Pantalone. Via, destrigheve.

Corallina. Andate là, che avete un bel figlio! Se non era io! (parte)

SCENA VIII1.

Pantalone e Beatrice.

Pantalone. Siora Beatrice, gh’ho da parlar.

Beatrice. Che dite, eh? di quello scellerato di vostro figlio?

Pantalone. Cossa vorla che diga? Son mortificà, son confuso. Ma quel furbazzo el gh’averà quel che el merita.

Beatrice. Il suo castigo non gioverà alla riputazione della mia figliuola.

Pantalone. Siora Beatrice, el cielo ha provisto. Za un quarto d’ora siora Rosaura me xe stada domandada per muggier.

Beatrice. Se si saprà l’accidente occorso, non la vorranno più.

Pantalone. Chi me l’ha domandada, no sa gnente. Stassera el la sposa; l’è forestier; sti quattro zorni che el stà a Venezia, nol se lassa solo. El mena via la muggier, no se ghe ne parla mai più. Finalmente cossa xe sta? Chiaccole, e no altro.

Beatrice. Sì, in grazia di Corallina.

  1. È unita alla scena preced. nell’ed. Bett.