Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, VII.djvu/54

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44 ATTO SECONDO
State con essa in casa, datele soggezione.

Vada Molier, se vuole, a far solo il buffone.
Bejart. Sì, sì, la mia figliuola, e me per questa sera
Moliere sul teatro vedere invano spera.
Ringrazio il cielo e voi d’avermi illuminata.
Ah, sono dall’indegno tradita, assassinata!
Pirlone. Vado, che se venisse Moliere, or si diria
Che quest’opera buona è mera ipocrisia.
S’ei sa ch’io sia venuto a discoprir l’arcano.
Quante udirete ingiurie scagliarmi il labbro insano!
E chiamo in testimonio di quel ch’io dico, il cielo:
Guidommi a questa casa la caritade, il zelo.
Sia di me, di mia fama, quello che vuol la sorte,
Al prossimo giovando, incontrerei la morte. (parte)

SCENA V.

La Bejart, poi Foresta.

Bejart. Ah perfido Moliere! Figlia mendace e fella!1

Foresta. 2
Foresta.   Mia signora.
Bejart.   Chiamatemi Isabella. (Foresta via)
M’accorsi dell’amore, che avea per lei l’indegno,
Ma giunger non credea dovesse a questo segno.
E meco fa il geloso, di scherzar3 si compiace,
E finge, e mi lusinga? Oh comico mendace!

SCENA VI4.

La Bejart, Isabella e Foresta.

Bejart. Venite, graziosina, voglio parlarvi un poco.

Di me, degli ordin miei voi tal5 prendete gioco?
Indegna, sfacciatella, sapete voi chi sono?

  1. Bett e Pap.: Ah figlia malandrina!
  2. Qui comincia nell’ed. Bett. la sc. IV.
  3. Bett.: dei scherzi.
  4. Sc. V nell’ed. Bett.
  5. Bett. e Pap.: voi vi.