Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, VIII.djvu/247

Da Wikisource.

LA SERVA AMOROSA 235

Brighella. La servo subito. Per mi le stimeria...

Corallina. Via, quanto?

Brighella. Diese zecchini.

Rosaura. Uh che sproposito!

Brighella. No considero le calze; stimo el merito de quelle man che le ha fatte. (parte)

Corallina. Brighella è un uomo burlevole.

Rosaura. Di voi me ne ha parlato sempre bene. Sedete. (siede Rosaura)

Corallina. Oh illustrissima...

Rosaura. Sedete, senza cirimonie.

Corallina. Per obbedirla. (siede)

Rosaura. Voi siete la serva del signor Florindo.

Corallina. Sì, signora, di quella pasta di zucchero. Le giuro da donna onorata, che una creatura simile non credo al mondo si sia mai data.

Rosaura. In che consiste la sua bontà?

Corallina. In tutto. Egli non grida mai. Sia ben fatto, non sia ben fatto, egli si contenta di tutto. Non ha un vizio immaginabile: non giuoca, non va all’osteria, non pratica con gioventù. Eh! le dico che è un portento. Se ce n’è un altro, mi contento che mi taglino il naso. Felice quella donna, a cui toccherà un tal marito!

Rosaura. Vuol prender moglie?

Corallina. Converrà ch’ei la prenda per forza. È figlio unico, suo padre è vecchio e ricco; la casa non s’ha da estinguere.

Rosaura. È ricco dunque suo padre?

Corallina. Capperi! Il signor Ottavio Panzoni?1

Rosaura. Ma perchè ha cacciato il suo figliuolo fuori di casa?

Corallina. Oh, non si può dire ch’ei l’abbia cacciato. Il giovine vorrebbe ammogliarsi; la matrigna vorrebbe esser sola. Dice egli: Se sto in casa, non faccio niente. M’intende, illutrissima signora? Alle volte si fissano dei puntigli, e si fanno

  1. Pap. aggiunge: Averà quattro o cinquemila scudi d’entrata.