Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, VIII.djvu/338

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324 ATTO PRIMO

Brighella. El so forte l’è far le mezzane. (rapa)

Corallina. Parla di me, signore?

Brighella. E ela parlela de mi, padrona?

Corallina. Se non mi vendico, possa io essere filata come questo lino. (fila)

Brighella. Se no me reffo, che sia grattà come sto baston de rapè. (rapa)

Corallina. Villano! (fila)

Brighella. Insolente! (rapa)

Corallina. A me insolente? Giuro al cielo! non so chi mi tenga, che non ti salti al collo, e non ti strappi la lingua. Ma senti, qualche brutto giuoco ti farò. A me insolente? Voglio1 vendicarmi, se credessi di perdere la casa, il pane2 e la vita. (parte)

SCENA II.

Brighella, poi il Conte Ottavio.

Brighella. Pettegola maledetta! Tolè su, questo è quel che s’avanza a far l’amor con ste sporche. Le se tol confidenza, e le strapazza.

Ottavio. Hai mai finito di rapare questo tabacco?

Brighella. Sior... se la savesse... Più che se gh’ha voggia de far ben a sto mondo, e più se vien perseguitadi.

Ottavio. Che cosa è stato?

Brighella. Son qua che gratto el tabacco, e vien Corallina a insolentarme... (rapando con rabbia)

Ottavio. Ho pur detto che la gente di mia cognata non ha da venire nelle mie camere.

Brighella. E mi, lustrissimo, oi da lassar de rapar el tabacco, per servir la lustrissima siora Beatrice?

Ottavio. Tu servi me, e non lei. Come ci entra la Contessa a comandar alla mia servitù?

  1. Pap.: Son donna, voglio ecc.
  2. Pap. aggiunge: la padrona.