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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, VIII.djvu/369

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I PUNTIGLI DOMESTICI 355

Ottavio. Toccarmi le mie frutte? L’unico mio diletto? Giuro al cielo, non anelerebbe esente della mia collera! Fa che il giardino sia ben chiuso, e avvisa il giardiniere che invigili con attenzione.

Brighella. Vado subito. (Corallina m’ha imbroià colla siora Contessa, ma mi me preme el patron). (da sè, parte)

SCENA VI.

Ottavio e Pantalone.

Ottavio. I miei frutti? Le mie pere? La mia spalliera? Si provi, e se ne avvedrà.

Pantalone. Sior Conte, son qua da ela; la perdona se son sta un pochetto tardi a vegnir. Gh’aveva un interesse de premura. L’ho fatto, ho disnà, e adesso son qua co la resposta de siora Beatrice.

Ottavio. M’immagino sarà una risposta piacevole. (con ironia)

Pantalone. In verità, che no ghe xe mal.

Ottavio. Vi ha detto che vuol farmi tagliare i frutti del mio giardino?

Pantalone. Eh! chi gh’ha contà ste fandonie?

Ottavio. Lo so di certo. Ma giuro al cielo, non lo farà.

Pantalone. Mi ghe digo, che no la gh’ha sti sentimenti.

Ottavio. E il quadro di sala, il ritratto di sua madre che sapete averlo fatto far io per accompagnare quegli altri, lo vuole in camera.

Pantalone. A mi no la m’ha dito sta cossa.

Ottavio. Sapete quante volte si è conteso per questo.

Pantalone. Xe vero. Me l’arrecordo.

Ottavio. Ora non si contenderà più.

Pantalone. No? per cossa?

Ottavio. Io stesso gliel’ho mandato in camera.

Pantalone. Bravo! l’ha fatto ben.

Ottavio. Ma1 fracassato nel mezzo.

  1. Pap. aggiunge: con un calcio.