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372 ATTO SECONDO

Beatrice. Così presto avete fatto?

Lelio. Il signor Dottore è diligentissimo.

Beatrice. Mi dispiace infinitamente.

Rosaura. Ma io in queste cose non ci entro.

Lelio. È rotto tutto.

Rosaura. Anche il mio matrimonio? (a Beatrice)

Beatrice. Non crederei; ma bisogna rimediarvi.

Corallina. Signora. Un ministro della curia; eccolo qui.

Beatrice. Venga avanti.

Corallina. Favorisca, signor mangiacarta. (Gli si vedono nel viso le maledizioni che ha avute). (da sè, parte)

Messo. Favorisca. (dà il foglio a Beatrice, e parte)

Dottore. Sarà la notizia della intimazione che abbiamo fatta al signor conte Ottavio.

Beatrice. Come? A noi quest’affronto? In termine di tre giorni ce ne dobbiamo andare da questa casa?

Lelio. Chi lo dice?

Beatrice. Una intimazione del conte Ottavio.

Lelio. Il palazzo non è nostro?

Beatrice. No, è del primogenito.

Lelio. Signor Dottore, a voi.

Dottore. Lascino fare a me. Danari, e niente paura.

Lelio. Danari quanti volete.

Beatrice. Ora sono agli estremi. Questo affronto termina di irritarmi. Rosaura, tu anderai nel ritiro. (parte)

Lelio. Signora sì, nel ritiro, e vi starete tutto il tempo di vita vostra. (parte)

Dottore. (E la sua dote faremo1 andar nella lite), (da sè, parte)

Rosaura. Povera sventurata! Tutto sopra di me. Io che colpa ne ho? Perchè ho da essere sacrificata? Ma no, in ritiro non ci anderò. In una casa di pazzi non sarà gran cosa, se anche io dovrò fare una qualche pazzia.

Fine dell’Atto Secondo.



  1. Pap.: la faremo.