Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1910, VIII.djvu/527

Da Wikisource.

NOTA STORICA

Frequente nel teatro goldoniano tanto da poterlo dire caratteristico è l’uso d’accompagnare a una favola seria un’altra d’ìndole comico-satirica. Così nel Vero amico, nella Finta ammalata, e anche una volta in questa F. o. In tal gara d’elementi opposti accade spesso che il comico la vinca sul serio e solo a questo il lavoro debba il suo buon successo. Per la F. o. lo stesso a. avverte: «... le sujet principal n’est pas bien intéressant, car il manque de suspension... mais ce furent encore les épisodes originales et fort comiques qui firent le bonheur de la Pièce» (Mém., p. II, c. XIIIMemorie di Carlo Goldoni). Altre volte avea posto in scena comici e cantanti (Teatro comico, Bancarotta). Questa, con felice pensiero, espone all’ilarità dell’uditorio i fumi d’una ballerina e del suo ignorantissimo genitore. La satira non giungeva inopportuna. «Doveressi imparar a ballar — consigliava Momolo cortesan la lavandaia Smeraldina, sua ganza. — Al dì d’ancuo le ballarine le fa tesori; questo el xe el secolo delle ballarine. Una volta se andava all’opera per sentir a cantar, adesso se ghe va per veder a ballar, e le ballarine, che cognosse el tempo, le se fa pagar ben». Era davvero il loro secolo, ne le ballerine furono allora meno tracotanti che le virtuose di canto. Ma delle feste esagerate ond’era fatto oggetto l’artista sul palcoscenico, il pubblico si ripagava con disprezzi e sospetti ingiuriosi per la sua vita privata, e ne restavano colpiti anche innocenti (cfr. Malamani. I virtuosi nel 700. Aversa a Dom. Cimarosa, Napoli, 1901, p. 211). Tra le innocenti non era certo la figliola di Brighella. Il suo contegno, i racconti del loquace suo babbo e più ancora ciò che Goldoni, sempre guardingo in quel che tocca i rapporti sessuali (Schmidbauer, Das Komische bei G., München, 1906, p. 95; Rabany, op. cit., p. 220) lascia indovinare, palesano la fonte di buona parte dei suoi guadagni e qual mestiere facesse suo padre. Così Pietro Schedom trattando della F. o., ebbe buon gioco nel rinfacciare al Goldoni il suo proprio precetto «che non si mettano mai nella scena i caratteri scandalosi, come sarebbe quello d’un padre che faccia il mezzano alle proprie figliole» ( Tea. com. a. II., sc. III e Schedoni, Principii morali ecc. Modena, 1828, p. 43). Eppure, con buona pace del fanatico moralista, l’episodio della ballerina si salva oggi ancora, quasi solo, dalle critiche poco benevole toccate alla commedia. «La partie interessante de cette pièce est purement épisodique; c’est la description du monde des coulisses» nota il Rabany (op. cit.. p. 343) e definisce Brighella «une Mme Cardinal male assez réussie». Cita anche il Dejob il noto romanzo dell’Halévy analizzando minutamente lo stesso personaggio (Les femmes d. l. com. franc. et ital. ecc. Paris, 1899, p. 229). Il quale rivive tanto nel fortunatissimo Père de la debutante di Theaulon e Bayard (Ciampi La comm. ital. Roma, 1870, p. 400) che nella briosa commedia del Gallina, Mia fia (R. Giovagnoli, Caratteri goldoniani. Fanf. d. domen. 6 genn. 1884), anche se in quest’ultima la magnifica figura di Sior Anzolo sia ne’ particolari frutto di studio immediato dal vero (A. Gentille, Dell’arte di C. G. Riv. teatr. ital. 16 febbr. 1901, p. 180). E giova pure avvertire come nel dileggio, cui il G. espone le seguaci di Tersicore e le pazzie dei loro ammiratori, questa F. o. precorre all’enfatico dramma del Giacometti, Il poeta e la ballerina.