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322 ATTO PRIMO
Emanuel. Trattenimento è questo dei sciocchi e degli oziosi.

Le cose per piacere non le fan che i viziosi.
Milord. A me pure è diretto lo stil poco opportuno.
Emanuel. Quando parlo di tutti, io non escludo alcuno.
Milord. La verità, nol nego, ogni virtude avanza;
Ma separare il vero si può dall’increanza.
Emanuel. Tu sei un uomo ricco, tu sei nobile nato,
Ma fosti d'una pasta, come son io, creato.
Filosofia distingue gli sciocchi dai sapienti;
Quel che creanza chiami, è ambizion delle genti.
Milord. Ma tutti quei che sono nell’etica iniziati,
Non usan per virtute di fare i malcreati.
Emanuel. Trovami un uom che sappia, un uomo illuminato
Che pensi alla tua foggia.
Milord.   Amico, io l’ho trovato.
Emanuel. Chi è costui?
Milord.   Un uom saggio, che i suoi doveri intende,
E Jacobbe Monduill, ch’è dotto e non pretende.
Emanuel. Jacobbe Monduill è un ciarlator bugiardo,
Chiamato per ischerno filosofo bastardo.
Delle passioni umane altrui vuol porre il freno,
Ed ei le ha mascherate, ma le coltiva in seno.
Di madama Brindè pazzo, scorretto amante,
Fa il precettore in piazza, ed in casa il galante.
Milord. Come! Jacobbe aspira della Brindè all’affetto?
Emanuel. Non vi aspira, il possiede.
Milord.   (Ah, mi pone in sospetto). (da sè)
Emanuel. Egli, quell’uom sì saggio, molle del pari e avaro,
Della vedova insidia il cuore ed il danaro.
E l’ignorante volgo, che a tutto presta fede,
Quel ch’è passione in loro, virtù figura e crede.
Milord. Qual fondamento avete per sostener tai detti?
Emanuel. Lo so. Questo ti basti.
Milord.   Ponn’essere sospetti.