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482 ATTO TERZO

Flamminia. Ed egli credete voi che aderisse alle vostre nozze?

Clarice. Lo credo sicuramente.

Flamminia. Potreste anche ingannarvi.

Clarice. Sapete voi qualche cosa in contrario?

Flamminia. Il mio dubbio è fondato sul temperamento del signor Pantalone. Non mi par uomo da lasciarsi lusingare sì facilmente.

Clarice. Oh Flamminia cara, mi conoscete poco.

Flamminia. Qualche volta ci fidiamo troppo di noi medesime.

Clarice. Quasi quasi, mi fareste venire un poco di caldo.

Flamminia. Non vi riscaldate. Se saranno rose, fioriranno.

Clarice. Fioriranno certo.

SCENA IV.

Celio e dette.

Celio. Nipote mia, dove vi cacciate voi, che non vi lasciate trovare?

Clarice. Eccomi qui, signore. Vi occorre nulla da me?

Celio. Per voi si può morire; non vi lasciate vedere.

Clarice. Vi è venuto forse qualche accidente?

Celio. (Sputa) No, per grazia del cielo. Non mi parlate di queste cose per carità.

Flamminia. In verità, signor Celio, avete una buonissima cera.

Celio. In buon punto, in buon’ora lo possa dire che il cielo mi conservi.

Clarice. Via, state allegro. Siete grasso, rosso, fresco....

Celio. In buon punto, in buon’ora lo possa dire che il cielo mi conservi.

Clarice. Sì, caro zio, il cielo vi conservi.

Celio. Un grand’uomo è quel signor Pantalone. Basta ch’io lo veda, basta che stia un’ora con lui, mi passa tutto.

Flamminia. Il signor Pantalone è adorabile.

Celio. È adorabile certo.

Clarice. In fatti, dopo che siete stato a desinar con lui, siete più allegro, più brillante, più bello.