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238 ATTO PRIMO


tavoletta. Verso mezzodì, ci ragunammo a bevere la cioccolata; e poi al giuoco, e si giocò fino che la zuppa era in tavola. Dopo pranzo chi andò a dormire, chi a passeggiare, e chi... Ehi, amica, un po’ di genietto ci ha da essere, ci s’intende.

Felicita. Ed io sempre qui.

Leonide. Non farei la vita che ella fa, se credessi di diventar regina.

Felicita. Eh! questa volta mi sentiranno. Basta, basta. E così? Dica, dica, come andò poi?

Leonide. Andò benissimo, e tutti i giorni bene, e sempre bene. Tardi a letto, buona tavola, gioco eterno, amoretti fra mezzo un po’ di ballo, un po’ di passeggio, un poco di dir male del prossimo, abbiamo fatto una villeggiatura la più piacevole di questo mondo.

Felicita. Queste sono cose per altro, che si possono fare anche in città.

Leonide. Oh, vi è altra libertà in campagna. Quante cose si fanno colà liberamente, che qui non convengono. Per esempio...

Felicita. Cara signora Leonide, non vorrei che per causa mia la si trattenesse...

Leonide. Niente, niente; non ho da far niente.

Felicita. Perchè pareva che ella avesse premura...

Leonide. Per esempio, se qui una giovane civile si vedesse passeggiare con un giovanotto1, che direbbero mai le genti?

Felicita. Oh qui? guardi il cielo! E in campagna si fa...

SCENA IV.

Grilletta e dette.

Grilletta. Signora, è domandata di sopra. (a Leonide)

Leonide. Vengo. In campagna ogni giorno si vedono visi nuovi che vanno e vengono, e si trattano con libertà; qui? pensate.

  1. Pitteri: giovanetto.