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I MALCONTENTI 287


SCENA XVI.

Grisologo e Grilletta.

Grisologo. Che diamine ha mia sorella?

Grilletta. Impazzisce per un vestito da viaggio. Non si trova.

Grisologo. Sentite voi, che siete una serva, un discorsetto che fa la serva della moglie di Cromuel.

Grilletta. E chi sono queste genti? Non le conosco io.

Grisologo. Sentite.

Suol l’allegrezza il duolo scacciare in cotal modo.
Come la ferrea punta scaccia dall’asse il chiodo.
Fabbro sagace, antico, colla sinistra mano
Alza il duro metallo, e lo presenta al piano.
E là ’ve dell’antico spunta la ferrea testa,
Tronca la superficie, ed il novello innesta.
Indi col destro pugno maglio ferrato innalza,
Replica i colpi al centro, batte, ribatte, incalza:
Finchè dal lato opposto della scheggiata scorza
Esca l’antico chiodo, entri il novello a forza.

Ah? che ne dite?

Grilletta. Che linguaggio è questo?

Grisologo. Italiano perfetto.

Grilletta. Io l’ho creduto arabo, in coscienza mia; se la vostra commedia è scritta tutta così, partiranno stupiti, senza intendere una parola. (parte)

Grisologo. Tutti ignoranti, tutti ignoranti. Questa sera l’universale deciderà del merito della novità. M’aspetto sentire risuonare gli applausi da tutti i lati. Farmi vedere il popolo affollato d’intorno a me, a consolarsi meco, a portarmi in trionfo per l’allegrezza. E domani anderò in campagna? Sì, sarà riputata la mia partenza un atto di modestia. Sarà meglio ch’io parta, anzi che andar pettoruto raccogliendo gli applausi per tutti gli angoli della città. (parte)

Fine dell’Atto Secondo.