Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1911, XII.djvu/44

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38 ATTO SECONDO
Marianna. Sempre voi contradite.

Pedro.   Parlate ed io rispondo.
Marianna. Viene il Marchese, andate.
Pedro.   Posso restare anch’io.
Marianna. Siete l’aio del figlio, non il custode mio.
Pedro. Ho inteso. Sì signora. (La vedova dabbene
Vuole che l’aio parta, quando l’amico viene).
(da sè; parte)

SCENA II.

Donna Marianna, poi il Marchese Di Sana,

Marianna. Questi pedanti in casa von fare i sufficienti;

Se si fa, se si dice, vonn’essere presenti.
Essere per noi mostrano pieni di zelo, e poi
Son fuor di casa i primi a mormorar di noi.
Mal volentier non vedo il marchese di Sana,
Amo il figliuolo mio, sono da’ miei lontana;
Per or di maritarmi non veggo l’occasione.
Ma vo’ trattar chi piacemi, nè voglio soggezione.
Marchese. Signora, perdonate se pria non son venuto.
Marianna. Chi son que’ forestieri?
Marchese.   Un sol ne ho conosciuto:
Don Alessandro Ermanni cavalier milanese,
Che gira tutto l’anno di paese in paese.
Da casa mia, il sapete, son tre anni ch’io manco;
Sei volte l’ho trovato sempre con donne al fianco:
Sien dame, sien pedine, con tutte fa lo stesso;
Ama generalmente senza riserva il sesso.
Se una ne perde, un’altra ne suol trovar prestissimo,
E colle stravaganti è un uomo pazientissimo.
Marianna. L’essere sofferente non è cosa cattiva;
Ma l’essere incostante di merito lo priva.
Marchese, fra le due, in che lo somigliate?
Marchese. Incostante non sono; ma poche donne ho amate.