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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1911, XII.djvu/73

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IL CAVALIER GIOCONDO 67
Alessandro. La sedia e ’l tavolino, ov’ella vuol, portate.

Madama. Ad affrettar il Conte, don Alessandro, andate.
Alessandro. Obbedisco. (parte)
Madama.   Da bravo. (a don Alessandro) Il tavolino qui.
(al servitore)
La sedia.
Nardo.   Ove la vuole?
Madama.   Mammalucco. Così?
(mette la sedia al tavolino)
Conte. Son qui.
Madama.   Dov’è la zuppa?
Conte.   Un poco di pazienza.
Sono andati a pigliare il pan nella credenza.
Il brodo non bolliva; han caricato il foco.
Vi daran qualche cosa, me l’ha promesso il cuoco.
Madama. Ho inteso: a rivederci almen da qui ad un’ora.
Dov’è don Alessandro? Chiamatelo in malora.
Conte. Don Alessandro assiste...
Madama.   Andatelo a chiamare.
Conte. Lo chiamerò, signora. (parte)
Madama.   Venite a parecchiare.
(a Nardo, il qual parte)
Per dir la verità, sto bene a casa mia.
Mi fan voltar lo stomaco i cibi d’osteria:
In casa de’ privati non si può comandare.
Principia ad annoiarmi il gusto del viaggiare.
Alessandro. Eccomi a’ cenni vostri.
Madama.   Via, mi lasciate sola?
Che fa il cuoco in cucina?
Alessandro.   Salta, galoppa e vola.
Madama. E non si vede ancora.
Alessandro.   Parmi sentir l’odore.
Madama. Eccolo.
Eh! la posata mi porta il servitore.
Nardo. (Viene colla tovaglia e il resto per apparecchiare.)