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IL RAGGIRATORE 115


Dottore. Volentieri. In lege: Si mulier, Codice de obstinationibus, s’insegna così: Si mulier obstinata loquitur, verbera, ac verbera, iterumque verbera. (parte)

SCENA III.

Il Conte ed Arlecchino.

Conte. Questo è il codice dei villani. Le donne vanno trattate con gentilezza. Quello che non si ottiene colla buona grazia, difficilmente si può sperar col rigore: che dici tu, Arlecchino adorabile?

Arlecchino. Mi digo cussì, che per vencer l’ostinazion de Giacomina, ghe vorave el verbera verbera de sior Dottor.

Conte. Jacopina non ti vuol bene dunque?

Arlecchino. No digo per lodarme, ma credo che no la me possa véder.

Conte. Questo è poco male. Che ti ha detto di me donna Claudia?

Arlecchino. Donna Claudia m’ha dito... Ma no vorave fallar el nome. Donna Claudia xela la mugier o la fiola de sior don Eraclito?

Conte. Non lo sai ancora? Ma sei bene sciocco! Donna Claudia è la moglie. La figliuola è donna Metilde.

Arlecchino. M’ha dito donca donna Metilde...

Conte. Io non ti domando di lei, ma di donna Claudia.

Arlecchino. No di lei, ma di lei. Se podarave recever una grazia da vussustrissima?

Conte. Che cosa vuoi?

Arlecchino. Che almanco per una volta sola, dopo tre mesi che ho l’onor de conosserla, la me fasse la grazia de dirme la verità.

Conte. La verità non la dico sempre?

Arlecchino. Sior sì, el dise sempre la verità come un lunario.

Conte. (È un gran briccone costui; mi conosce più di quello ch’io mi credeva). Bene, qual verità vorresti tu sapere da me?

Arlecchino. Vorave saver, se in casa di don Eretico ve preme più la fiola, o la madre.