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IL RAGGIRATORE | 175 |
Jacopina. In quattro anni che sono al di lei servizio, ha mai1 mancato niente, signora?
Claudia. I quattro anni passati non servono a giustificare la mancanza dei manichetti.
Jacopina. Ma io lo giuro, che non ne so niente.
Claudia. Ed io so che mi mancano, e tu o li hai rubati, o li hai lasciati rubare per trascuratezza; e sia o in un modo, o nell’altro, ho giusta ragione di licenziarti.
Jacopina. Ha ella guardato ben bene per tutto?
Claudia. Ho guardato dov’erano. E poi, che serve? So che sono stati venduti.
Jacopina. Si saprà dunque chi li ha venduti; e se vi sono de’ ladri in casa, si vedrà ch’io non ne ho colpa.
Claudia. Prima che altro si sappia, tu devi andartene di casa mia. (Mi preme ch’ella sen vada, per poter sostenere col Conte la mancanza delle gioje mie). (da sè)
Jacopina. Ma questa, la mi perdoni, è una crudeltà, un’ingiustizia. Farmi perdere la riputazione così per niente.
Claudia. (Ha ragione, per dirla, ma la riprenderò poi meco, e sarà risarcita). (da sè)
Jacopina. Abbia carità, signora, d’una povera donna, che non ha altro al mondo che un poco di buon concetto. Se perdo questo, ho perduto ogni cosa.
Claudia. Per ora vattene; dappoi2 la discorreremo.
Jacopina. Ma se vado via con questa maschera in viso...
Claudia. Non mi stare a far venire la bile. Ti licenzio con placidezza; ma se non parti subito, saprò farti andare in un modo che ti sarà di eterna vergogna. Vattene, insolente; e fa che questa sera qui non ti vegga, altrimenti sarà peggio per te, te lo giuro sull’onor mio. (parte)