Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1911, XIII.djvu/30

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24 ATTO PRIMO


Mauro. Ma voi, signora...

Florida. Io non sono buona che per tormentarvi: però vi consiglio a non venirmi d’intorno. Che s’io vi secco, voi mi avete inaridito da capo a piedi. (parte)

Lavinia. (Si sdegna per poco quella signora). (da sè)

Eustachio. (Meglio è ch’io vada, per isfuggire un rimprovero dall’amico). (da sè, e parte)

SCENA II.

Donna Lavinia, don Mauro, Don Riminaldo, don Ciccio che giocano.

Mauro. (Don Eustachio sa la sua coscienza). (da sè)

Lavinia. Donna Florida mi scandalizza, don Mauro.

Mauro. Io credo ch’ella abbia avuto in animo di scherzare.

Lavinia. Mi spiacciono in casa mia queste scene.

Mauro. Per conto mio, non credo di aver dato motivo.

Lavinia. No, don Mauro, voi siete un cavalier savio e gentile; ma in verità, al giorno d’oggi compatisco quei che s’astengono dall’usare a noi altre donne delle attenzioni. Siamo troppo difficili, per dir il vero.

Mauro. Non tutte, signora mia, sono tagliate a un modo. In quanto a me, pongo fra il numero delle felicità l’onore di onestamente servire una discreta dama.

Lavinia. Ne avete voi trovate delle discrete?

Mauro. Se tutte somigliassero a voi, la servitù sarebbe un piacere.

Lavinia. Non è da vostro pari l’adulazione.

Mauro. Perchè vorreste voi che mi compiacessi adularvi? Per introdurmi con questo mezzo all’onor di servirvi? Siete impepegnata con don Paoluccio, e non farei un torto ad un amico per tutto l’oro del mondo.

Lavinia. Nè io son capace di usare ingratitudine con chi non la merita. Don Paoluccio mi ha onorato tre anni della sua amicizia. Ha pensato di voler far il giro d’Europa; me ne ha richiesto consiglio, ed io l’ho animato a porre ad effetto un