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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1911, XIII.djvu/54

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48 ATTO SECONDO


Zerbino. L’è, che ne voglio due per me ancora. (ne prende due per sè)

Menichina. Preziosi! datemene altri due. (dolcemente)

Zerbino. Altri due?

Libera. E a me, caro?

Zerbino. Caro?

Menichina. Due soli.

Zerbino. Tenete.

Libera. E a me?

Zerbino. Caro?

Libera. Sì, carino.

Zerbino. Tenete. Ma ne voglio altri due per me.

Libera. Ecco don Riminaldo.

Menichina. E don Eustachio.

Zerbino. Povero me! la tavola sarà finita. Non sono più a tempo. M’avete fatto perdere...

Libera. Avete paura?

Zerbino. Oh, per ora non mi lascio vedere.

Menichina. Dove porterete quei dolci?

Zerbino. Non lo so davvero.

Libera. Date qui, date qui. (gli leva il tondo di mano)

Menichina. A noi, a noi. (s' accosta alla Libera)

Zerbino. Ma io come ho da fare?

Libera. Niente, niente; metà per uno. (divide i dolci colla Menichina)

Menichina. Le parti giuste.

Zerbino. E a me?

Libera. Il tondo. (rende il tondino a Zerbino)

Zerbino. Almeno due.

Libera. Andate, che non vi trovino.

Zerbino. Voi avete gustato il dolce, e a me toccherà provare l’amaro. Basta, verrò da voi, che s’aggiusteremo. Addio, ragazze. Vogliatemi bene, che non vi costa niente. (parte)