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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1912, XIV.djvu/100

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     in casa ora di questa, or di quella signora:
     fra loro unitamente si parla, si lavora,
     ora di cose serie, or di gioconde cose,
     sempre però modeste e sempre spiritose.

Tali infatti ci si rivelano la Marianna stessa e le tre sue giovani amiche Elisabetta, Federica e Giuseppina (v. atto III, sc. II e III); che attendono quale agli studi, quale al governo della casa, quale ai registri dei fratelli negozianti. E ne risulta da queste scene, e da quelle che le precedono e le seguono, un felice «quadro di genere» come giudicò la commedia il nostro Galanti (C. G. e Ven. nel sec. XVIII, p. 236); nè aveva torto il Meneghezzi, allorchè pur esagerando nel noverarla tra i capolavori del Goldoni, e come tale la noverò anche il Magnanelli (Studio della vita, dell’indole e delle opere di G. Foligno, 1904, p. 27), deplorava fosse stata scritta in martellani, onde tra le meno lette e rappresentate «per la ritrosia de’ lettori e degli uditori a quella noiosa cadenza» (Della vita e delle op. di C. G., p. 169). Nel Medico olandese Goldoni scolpi il sanitario coscienzioso e intelligente, e ne creò un tipo ideale, come dell’Avvocato veneziano, intitolando dai due nobilissimi protagonisti le rispettive produzioni (cfr. Schmidbauer Das Kom. bei G., p. 105). Vi contrappose poi accortamente il balordo dottor Mann che per incoraggiare il povero ipocondriaco gli pronostica che del suo male morirà e presto. Amene caricature sono inoltre quei tre gravi accademici di mons. Lass, mons. Taus, e mons. Paff, che si logorano il cervello intorno alla quadratura del circolo, o sulla causa del flusso e riflusso, o sulla divisione del punto indivisibile. Colto finalmente da grande maestro e riprodotto con arguta finezza il carattere del colonnello marchese di Croccand, alcoolista, spaccone, calcolatore e prepotente; le cui scene col dottor Bainer «mostrano una volta di più il pensiero, dirò così, sociale del Goldoni; la disistima cioè ch’egli faceva di gente allora considerata sovrana, e la stima che faceva di quelli che onestamente lavorando riescono a raccogliere ricchezze»; parole che facciamo nostre del Brognoligo (op. cit), a cui si deve la più sottile analisi di questa commedia.

Leggesi nell’ediz. Pitteri (t. VI) che il Medico olandese fu per la prima volta rappresentato a Milano nell’estate 1747; ma venne dato invece a Venezia nell’autunno 1756, e lo si deduce da quanto Goldoni scriveva all’Arconati-Visconti il 30 ottobre appunto del ’56: «Dicevole (nell’altra mia) avere in Venezia avuto fortunato incontro il mio Amante di se medesimo. Ora aggiungo che fu egualmente gradito Il Medico Olandese» (Lettere di C. G. e di Gio. Medebach al co. G. Arconati-Visconti Milano, Civelli 1882, p. 37). Si ridiede poi al S. Luca il 27 ottobre 1790 dalla compagnia Perelli; di nuovo il 9 febbraio e il 2 nov. 1791; inoltre il 2 nov. 1793, e sempre al s. Luca il 14 genn. 1795 (Gazz. urb. ven.). Quindi al S. Benedetto dalla compagnia Modena l’11 dicembre 1821; al s. Luca dalla comp. Modena e soci il 28 die. 1829, al s. Benedetto dalla comp. Pelzet e Domeniconi il 23 nov. 1832 (Gazz. priv. di Venezia).

Recite altrove non ci riuscì scovare, all’infuori di quattro: una a Torino nel 1821 della Comp. R. Sarda (v. Costetti, La C. R. S., Milano, 1893) una a Forlì il 22 nov. 1829 (V. Tagebücher des Grafen A. v. Platen, Stuttgart 1900, vol. 2, p. 910); una a Perugia nel luglio 1834 della comp. Pelzet e