Sto bene, grazie al cielo, non mi sento alcun male,
Ma sono un po’ patetico così per naturale.
Berenice. Tutti nascono al mondo col suo temperamento, (patetica)
Isidoro. Io voglio rider certo.
Berenice. Chi ride, ha il cuor contento.
Sediamo: chi è di là?
Isidoro. Lasciate, farò io.
(prende due sedie, una per lui, una per Berenice)
Berenice. Volete ch’io vi serva, don Agapito mio? (patetica)
Agapito. Eh, prenderò la sedia. (va a prenderla lentamente)
Berenice. Sì, se così volete. (patetica)
Isidoro. Discorriamola un poco in allegria. Sedete.
(a Berenice, e siedono)
Berenice. Dite, alla mia partenza si fe’ verun schiamazzo?
Isidoro. Quando siete partita, io ho riso come un pazzo.
Berenice. Partii senza dir nulla.
Isidoro. Bravissima.
Berenice. Scusate.
Isidoro. Oh, quanto che mi piacciono le belle improvvisate!
Agapito. (A tempo a tempo reca innanzi la sua sedia, e si pone a sedere colla solita patetichezza, senza dir niente.)
Isidoro. Che son le cerimonie? tutte caricature. (ridendo)
Berenice. Compatite di grazia. (a don Agapito)
Agapito. No. Servitevi pure.
Berenice. Quando io mi son partita, voi che diceste, in grazia?
(a don Agapito)
Agapito. Dissi che si poteva soffrir la malagrazia.
Berenice. Dunque mi condannaste.
Agapito. Io poche volte approvo.
Berenice. Ne anche le cose buone?
Agapito. Buone? se non ne trovo.
Berenice. In fatti anch’io nel mondo niente di buon vi veggio.
Agapito. Il mondo? oh, questo mondo va pur di male in peggio.
Isidoro. Ma che si fa? si piange? Eh, stiamo allegramente.
Agapito. Parlate pur con lui, che non m’importa niente.