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LA DONNA SOLA 153

SCENA VII.

Don Isidoro e detti, conve sopra.

Isidoro. Eccomi pronto e lesto. (forte, e ridendo)

Berenice.   Zitto.
Isidoro.   Che cosa c’è?
Berenice. Don Agapito dorme.
Isidoro.   Dorma, che importa a me?
Quel matto di don Lucio vuol finir d’impazzire.
(come sopra)
Berenice. Ditemi, cos’è stato?
Agapito.   Oh! non si può dormire? (destandosi)
Berenice. Compatite. L’ho detto. Se riposar volete,
Là dentro in quella stanza letto ritroverete;
Poi vi risveglieremo.
Agapito.   Non vi prendete pena.
Basta che mi svegliate all’ora della cena, (insonnato parte)

SCENA VIII.

Donna Berenice e don Isidoro.

Isidoro. Un uom simile a questi al mondo non vi fu.

Egli è su questa terra un animal di più.
Berenice. Ciascuno ha il suo difetto, e compatir conviene.
Vi è in ciaschedun del male, vi è in ciaschedun del bene.
Isidoro. Fa quella faccia tetra venir malinconia.
Berenice. E a qualchedun dispiace la soverchia allegria.
Isidoro. Il mio temperamento di barattar non bramo.
Berenice. Amico, da noi stessi noi non ci conosciamo.
Isidoro. Oh oh, mi fate ridere. Andate di galoppo
Dell’ippocondria in cerca?
Berenice.   No, quel ch’è troppo, è troppo.
E un giorno il vostro ridere, con i trabalzi suoi,
Vi obbligherà di farvi comersazion da voi.
Isidoro. Perchè?