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Religione, mi venne amareggiato da non so quale sinistro incontro in quel Teatro medesimo1 per cui di qua venni mosso inutilmente, e con pochissimo onore. Vuolsi che contribuisse alla sfortuna delle Opere mie nel Teatro di Tordinona la situazione, la qualità del Popolo che lo frequenta, l’uso di que’ Recitanti portati più all’ improvviso che allo studiato. Comunque stata sia la faccenda, so certo che asprissimo mi riescì lo sfortunato incontro; ma una stella poi favorevole risarcì l’onor mio nel teatro di Capranica, dove il valor de’ Comici, e la comoda situazione, e il buon ordine bene eseguito, fece talmente brillare alcune Opere mie, che miglior sorte non mi poteva desiderare2. Colà vidi più volte intervenire V. E., ed era per me una consolazione, un trionfo. Seppi con estremo piacere che l’anno dopo ancora nello stesso Teatro si mantenne il mio buon concetto, e che fra l’altre Commedie mie compatite, riuscì molto felicemente La Pamela maritata, scritta da me espressamente per quelle scene. Nel Mondo i mali ed i beni si succedono ordinariamente a vicenda. Ciò che in ogni sinistro incontro può farmi lieto, si è la certezza di essere da V. E. compatito e protetto. E sarà un novello dono della benignissima di Lei protezione, s’Ella si degnerà aggradire l’umilissima offerta di questa Commedia, col di cui mezzo renderò pubblico al Mondo il padrocinio ch’Ella generosamente mi accorda, ed ossequiosamente m’inchino
Di V. E.
Venezia li 12 Luglio 1760.
Umiliss. Devotiss. Obbligatiss. Servidore |