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200 ATTO PRIMO
Di’ che tu stessa mi hai veduto a piangere;

Che mi perdoni, e nel suo cor rimettami.
Placida. Altro gli vorrei dir.
Caterina.   Ma che?
Placida.   Con semplici
Mala cosa è trattar.
Caterina.   Ma via, perdonami;
Mi conosci, lo sai, più chiaro spiegati.
Placida. Messer Luca vi ama.
Caterina.   E perchè torbido,
Se mi ama ancora, agli occhi miei presentasi?
Placida. Figlia, apprendete dall’amor, che varia
Gli effetti in lui, quai differenze passino
Dal tutore allo sposo. Un dì godevasi
Senza penar la sua pupilla amabile,
Con amor innocente ancor che tenero;
Ora il diletto che in passion convertesi,
Dinanzi a voi lo fa tremante e timido.
E se un tal uomo, in cui virtude annidasi,
Al violento amor non sa resistere,
Temete un dì le vergognose perdite
Del vostro cuor, che in libertade or vantasi.
Amor è dolce cosa, ed è amarissima
Talora ancor. Certi momenti arrivano,
In cui la donna vien costretta a cedere,
E pel mondo di noi corre il proverbio,
Che ogni or le donne al suo peggior si attaccano.
Questo che vi offre il ciel sposo dolcissimo,
E tal fortuna che invidiar farebbevi
Da più donzelle costumate e giovani.
Del tutor vostro nelle luci languide
Un po’ meglio fissate il ciglio tenero,
Che sì, che in sen voi vi sentite a pungere?
Dite allor fra voi stessa: il cuor principia
A innamorarsi, e buon per me che l’anima