Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1912, XIV.djvu/278

Da Wikisource.
270 ATTO PRIMO
Gandolfo. Hanno fatto scrittura?

Claudio.   Nemmeno; il loro affetto
Fida nella costanza, che vanta ognuno in petto.
Gandolfo. Quand’è così, sentite quel che un fattor vi dice:
Venire anche per voi può il momento felice.
Claudio. No, sperar non mi giova che manchi a una promessa,
Colei che ebbe in orrore di mancare a se stessa.
Gandolfo. Io penso all’incontrario; e facilmente io stimo
Faccia il secondo passo, chi ha superato il primo.
Giurato avea di vivere vedova senza amore;
Al primo innamorarsi provato avrà il rossore:
Ora che per il primo d’amore ha il sen fecondo,
Potrà più facilmente arrendersi al secondo.
Tutte le azioni umane, a chi ragione ascolta,
Rassembrano difficili all’uom la prima volta;
E poi, se sono buone, si fan più facilmente,
E poscia nelle triste rossor più non si sente.
Onde se i suoi affetti sono costanti e buoni,
Ritroverà per voi le solite ragioni;
E se in un cuor volubile fida l’alfiere anch’esso,
Sperate anche per voi l’avvenimento istesso.
Claudio. Non avrei cuor d’amarla. Per lei don Claudio è morto.
Gandolfo. In questo, perdonatemi, signore, avete torto.
La donna cosa perde, se ha qualcun altro amato?
Se la beltà conserva, il meglio le è restato.
Amor non fa tal piaga, per quello che si dice,
Che lasci lungamente in cuor la cicatrice.
Amata voi l’avete vedova, e non zitella:
Perchè l’alfiere amolla, perciò non è più quella?
Signor, s’ella vi piace, se il caso a voi si appressa,
Amatela, e credetemi, che ancor sarà l’istessa.
Claudio. S’ella ama il mio rivale, il lusingarmi è vano.
Gandolfo. A fronte di un vicino si scorderà il lontano.
Si vede che il star sola principia avere a tedio;
Ed amerà di avere più prossimo il rimedio.