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ATTO QUINTO.

SCENA PRIMA1.

Strada.

Fabrizio e Pasquale coll’abito militare simile a quello
di don
Roberto, e simile ad esso nella figura.

Fabrizio. Pasqual, te l’assicuro. Ho don Roberto in mente.

A lui ti rassomigli perfettissimamente.
Scherzo della natura simile mai non fu.
Carica solamente la voce un poco più.
Pasquale. Basta, in ogni disgrazia a te mi raccomando.
Fabrizio. Osserva, ecco il palazzo del principe Fernando.
Teco non vuò venire per non recar sospetto.
Principia ad eseguire con spirito il progetto.
Poscia verrò io stesso in nome del padrone,
E avrai per tal difesa di lui la protezione.
Tosto che i primi passi da noi sian superati,
Il Cavalier promette di dar cento ducati,
E li divideremo fra noi da buoni amici.
Cinquanta ducatelli, Pasqual, che cosa dici?
Pasquale. Per cinquanta ducati? Oh cara la mia gioia!
Farei per guadagnarli, se bisognasse, il boia.
Con cinque o sei carlini, per Tizio e per Sempronio,
Servito ho tante volte di falso tesrimonio.
Per fare il querelante, par ch’io sia fatto apposta;
Se meco ti ritrovi, vedrai che faccia tosta.
Fabrizio. Dunque dei sostenere...
Pasquale.   Non occorr’altro. Ardito
Della governatrice mi fingerò il marito.
Dirò che la consorte ha fatto un contrabando,
Che sarà la figliuola del principe Fernando.

  1. Vedasi più indietro, a pag. 75.