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134 ATTO SECONDO
Ferrante. Conte mio benedetto, cosa dirà mia nuora?

Sapete che in mia casa costei è un precipizio.
Se torna a imbestialire, cosa dirà Fabrizio?
Conte. Firmate la scrittura, non qui, ma in altro loco.
Celata alla signora tenetela per poco.
Poi, se vi contentate, lasciate che con lei
Possa mettere in pratica certi disegni miei.
Chi sa che non mi riesca cambiarla intieramente?
Ferrante. No, con quella testaccia voi non farete niente.
Conte. Posso provar.
Ferrante.   Provate.
Conte.   Ma non vorrei, che in petto
Avesse vostro figlio di me qualche sospetto.
Ferrante. Mio figlio? poveraccio! è il miglior uom del mondo.
Non so che non farebbe per vivere giocondo.
Buona cosa, per dirla, ch’ella in tutt’altro è pazza.
Ma in materia d’onore è un’ottima ragazza.
Per altro, in quanto a lui, se fosse in altro caso,
Da lei si lascierebbe condurre per il naso.
E poi voi siete il fiore degli uomini onorati;
Può con voi mio figliuolo star cogli occhi serrati.
Ma questa è nata apposta solo per contradire.
Voi perderete il tempo, e vi farà impazzire.
Conte. Le femmine conosco più assai che non credete.
So il debole di tutte, fidatevi, e vedrete.
Ferrante. Eccolo lì il demonio. (osservando fra le scene)
Conte.   Ho ben piacer davvero.
Ferrante. Amico, a rivederci: io parlovi sincero.
Con lei, meno ch’io posso, voglio trovarmi insieme.
Vo dal signor Fabrizio a far quel che più preme.
Voi potete restare, se di restar vi aggrada.
Per non aver che dire, meglio è ch’io me ne vada. (parte)