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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1912, XV.djvu/187

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LO SPIRITO DI CONTRADIZIONE 179
Conte. Anzi con noi fra poco l’avremo in compagnia.

Fabrizio. Godetevela pure. Roberto, andiamo via.
Conte. No, Fabrizio carissimo, partir voi non dovete.
Fidatevi di me. Chi son, voi lo sapete.
Capace non sarei di esporvi ad un periglio.
Pregovi, quanti siete, rasserenare il ciglio.
Della femmina strana lo spirito è calmato;
L’indocile talento non poco è moderato.
Fatto ho l’esperimento. Piegata a me si mostra;
Ora a voi si conviene di far la parte vostra.
Eccola ch’ella viene: a ogni proposizione
Ciascun le contraponga la sua contradizione.
Veggendosi da tutti in tutto contrariata,
Si vederà la donna oppressa e disperata.
Seguendo l’aforismo dei medici preclari,
Che i contrari per solito si curan coi contrari.
Ferrante. Rinaldo, siamo in tanti, che mal ci può venire?
Rinaldo. Nasca quel che sa nascere, anch’io vuò contradire.
Ferrante. Muoio di volontà di disperarla un poco.
Cammilla. Procurerò cogli altri di seguitare il gioco.

SCENA ULTIMA.

La Signora Dorotea e detti.

Dorotea. Perdonate, signori, se un poco ho ritardato.

Ferrante. Vi par poco tre ore?
Dorotea.   Tre ore?
Rinaldo.   Sì è mandato
A chiamarvi, signora, che son più di tre ore.
Dorotea. Chi è venuto a chiamarmi?
Cammilla.   Volpino il servitore.
Dorotea. Prima di un quarto d’ora, certo da me non fu.
Ferrante. Egli è da voi venuto, sono tre ore e più.
Dorotea. Conte, puoi esser tanto, che voi veniste qui?
Conte. Quando lo dicon tutti, dev’essere così.