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L'AUTORE

A CHI LEGGE.

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I

o mi trovava in Parma, al servizio di quella Real Corte, quando da una buona Compagnia di Commedianti Francesi colà ho veduto rappresentare Cènie, Commedia di Madame de Graffigny; mi piacque assai di quest'opera l’argomento, il patetico, l’interesse, ed ho pensato di trasportarla sul mio Teatro. Ho preso lo scheletro, l’ho vestito all’Italiana, l’ho animato a mio genio, l’ho diretto altrimenti, e mi è riuscito una Commedia che ha fatto piacere al pubblico, ed ha procurato a me dell’onore. Fra gli altri episodi da me inventati, evvi quello di due persone rassomiglianti, marcate principalmente dalla deformità de’ loro nasi, e da altre circostanze della persona. A ciò mi ha dato motivo la raccolta famosa delle Cause celebri, conosciuta in Francia, e conosciuta in Italia per la traduzione. L’episodio di Donna Marianna, che forma il maggior intrigo, è intieramente di mia invenzione, ed è uno di quelli che fanno il maggior effetto. Ecco la terza Commedia, fra le tante da me composte, che ho preso in parte da altri. Quand’io lo faccio, lo dico liberamente; è lecito lavorare qualche volta sull’altrui fondo, ma convien dirlo, convien confessarlo, star lontano dall’impostura, darsi quel merito che ci appartiene, e non arrogarsi l’altrui, poichè, o presto, o tardi, la verità si manifesta, e se ne riporta il biasimo ed il disonore1.

Dopo il Moliere, questa è la prima Commedia in versi, che comparisce in questa Edizione2. Nella lettera dedicatoria e nella prefazione che precedono la Commedia suddetta, ho esposto la ragione che mi ha indotto a tentar questo verso, ed i motivi che mi hanno obbligato a valermene mio malgrado in molte altre Com-

  1. La prima parte di questa prefazione fu stampata in testa alla commedia nel t. IX (1763) dell’ed. Pitteri di Venezia. Il resto che qui segue fu aggiunto dall’autore tre anni dopo, nel t. IX (1766) dell’ed. Pasquali.
  2. Intendi l’ed. Pasquali di Venezia.