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304 ATTO SECONDO

                    Fabio.O se non togli al sole
                    Parte del suo splendor? (alzando la voce con sdegno)

Contessa. Bravo, evviva don Fabio.

Barone.   Ora che ha terminato...
(a quello cui si trova vicino)
Contessa. Non ha finito ancora. (al Barone)
Barone.   Dirò quel che ho sognato.
(come sopra)
Mi spiccio in due parole (alla Cont.) Chiamare io m’ho
sentito...
Fabio. Servo di lor signori. (parte)
Barone.   Padron mio riverito, (a don Fabio)
E mi parea la voce...
Contessa.   In verità, signore...
Barone. D’una savia sibilla...
Contessa.   Siete il gran seccatore. (parte)
Barone. Possibil che non possa sentir quattro parole?
La Contessa è buonissima, ma vuol quello che vuole.
Dice a me seccatore? credo che non vi sia
Seccatura più bella quanto la poesia.
Ma se la godi pure. Per terminar di dire,
Una savia sibilla veduta ho comparire,
E parea che alla mora meco giocar volesse;
Ora sette, ora cinque parea ch’ella dicesse.
Sette e cinque fan dodici, e il dodici giocai;
Vi par ch’io l’indovini? (al Cavaliere)
Cavaliere.   Per me non gioco mai.
Sopra di tal materia non vi dirò opinione.
(Son seccato abbastanza). Con vostra permissione. (parte)
Barone. Ma che razza di gente! e voi che cosa dite?
(a don Armidoro)
Armidoro. Dico, che facilmente...
Barone.   La mia ragion sentite.
È ver, che sette e cinque può far cinquantasette,
Può far settantacinque anteponendo il sette.