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LA DONNA BIZZARRA 341
Cavaliere. Perdonate, Contessa, voi mi faceste un tratto,

Che non è da par vostro.
Contessa.   E ben, cosa vi ho fatto?
Cavaliere. La Baronessa il dica.
Baronessa.   Al certo, in queste porte
Soffrir non mi aspettava un tratto di tal sorte.
(alla Contessa)
Contessa. Ridere voi mi fate.
Armidoro.   L’affare è un po’ scabroso.
(alla Contessa)
Contessa. Davvero? esaminiamolo quest’affar sì serioso.
La verità non celo. Fissai nel mio pensiere
Di unir codesta dama a un gentil cavaliere:
So che di collocarla il genitor sospira,
So che la figlia anch’essa a maritarsi aspira.
Il cavaliere Ascanio parvemi un buon marito,
E stabilir mi piacque un simile partito.
Se per le strade solite l’avessi incamminato,
Chi sa quando potevasi concludere il trattato?
Il padre della giovane è un seccator, si sa:
Vi avrebbe ritrovato cento difficoltà.
E poi di due consorti non è contento il cuore,
Quando alle care nozze non li dispone amore.
Quest’amor non poteva nascere come un lampo:
Io gli ho aperta la strada, io gli ho spianato il campo.
Cupido in vari modi suole introdursi in petto,
Talor da inclinazione suol nascere l’affetto.
La servitù talora obbliga il cuore amato,
Il merito talora, talora un ciglio grato.
Ma forse più di tutto si calcola e si apprezza,
D’essere corrisposti la dolce sicurezza.
Il dir, so che la tale mi venera e mi adora,
È un’immagine forte, che incanta ed innamora.
Il dir sicuramente, so che quel core è mio,
Suole di conseguirlo accendere il desio.