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344 ATTO QUINTO
D’Altea giurisdicente e libero Barone,

Consigliere etecetera. Vedete? ho tralasciato
Altri dodici titoli, di cui son decorato.
Tutto per brevità.
Contessa.   Finiamola, signore. (al Barone)
Barone. Colla presente carta, che avrà forza e vigore,
E sarà calcolata di una scrittura al paro
Fatta di propria mano di un pubblico notaro.
Di Mantova e di Roma notaro collegiato,
A stendere contratti dal foro destinato.
Senza eccezione alcuna, senza difficoltà,
Col notariale impronto, con piena autorità,
Rogato e domandato....

Contessa.   Che diavolo d’istoria!
Barone. I termini del foro li so tutti a memoria.
Contessa. In verità, son stanca.
Barone.   Mi spiccio immantinente.
Terminato il preambolo, veniamo al concludente.
Promette dar in sposa, cioè dà la parola
Per sè solennemente, e per la sua figliuola
La Baronessa Amalia, nata nel giorno trenta
D’Ottobre l’anno mille e settecento e trenta
Nella città di Roma dalla nobil signora...

Contessa. Ma che seccata è questa?
Barone.   Ho terminato or ora.
Baronessa Carlotta, figlia del Colonnello....
Contessa. (Che ti venga la rabbia).
Barone.   Signor di Montebello....
Contessa. Tutto ciò non potrebbesi levar dall’istrumento?
Barone. Non vi è, ve lo protesto, da levare un accento.
Sentite...
Contessa.   Con licenza, ho sentito abbastanza:
A leggerlo potete passar nell’altra stanza.
Io non c’entro per niente, ed in una parola,
Ho un affar che mi preme, e vo’ restar qui sola.