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LA DONNA DI GOVERNO 395
Non ha nessuno al mondo che le procuri il vito,

Bisogno ha di soccorso, bisogno ha di marito,
Io so che Baldissera sarebbe al di lei caso,
Di prenderla per moglie alfin l’ho persuaso;
Ma le miserie sue, signor, già vi son note,
La povera infelice nulla può dargli in dote.
Sperai dal mio padrone, per me tanto amoroso,
Aver qualche soccorso per contentar lo sposo.
Volea di ciò pregarvi, ma con mio duolo io vedo,
Che nel cuor del padrone quella non son ch’io credo.
Voi di me sospettate, voi mi credete infida,
E vuole il mio decoro che da voi mi divida.
Andrò dove mi porta la sorte inviperita
A mendicare il pane colla sorella unita.
Fabrizio. Valentina. (placidamente)
Valentina.   Signore. (fingendosi addolorata)
Fabrizio.   È ver quel che mi dite?
Valentina. Me lo chiedete ancora? di dubitare ardite?
(con un poco di sdegno)
Fabrizio. No, non dubito, o cara. Conosco il vostro affetto.
Per la vostra sorella qualcosa io vi prometto.
Bastano cento scudi?
Valentina.   Eh, che un’ingrata io sono.
Con voi non istò bene.
Fabrizio.   Vi domando perdono.
Valentina. Cento scudi mi offrite?
Fabrizio.   Sì, l’offerta è sincera.
Valentina. (Saran buoni anche questi per darli a Baldissera). (da sè)
Fabrizio. Siete in collera meco?
Valentina.   Non ho ragion, signore?
Sempre nuovi sospetti sento a svegliarvi in cuore.
Ma sì, vi compatisco, causa ne son coloro
Che vengon tutto il giorno a far l’uffizio loro.
Vi intuonano l’orecchio con mille chiaccherate,
Di me vi dicon male, son lingue scellerate.