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LA SPOSA SAGACE 525
E prima che s’avanzi la cosa maggiormente,

È ben ch’io me ne liberi di questa impertinente.
Farmi che più d’ogni altro al Duca sia inclinata,
Ma non vo’ certamente che a lui sia maritata.
Che si mariti pure, anzi ne avrò piacere:
Ma chi vogl’io dee prendere; vo’ darle il Cavaliere.
Questi è il meno che stimo fra gli altri amici miei;
È un cervellin bisbetico, buono appunto per lei.
Gli ho detto che qui venga, dovrebbe esser venuto.
Fissarsi in donna Barbara anch’egli1 l’ho veduto;
Credo che non le spiaccia, e quando sia così,
Stabilirò il contratto. Appunto eccolo qui.

SCENA VII.

Il Cavaliere e la suddetta.

Cavaliere. Eccomi a’ cenni vostri.

Petronilla.   Tardi, signor; perchè?
Cavaliere. Mi sono trattenuto a bevere il caffè:
A beverlo, signora, siete di là aspettata.
Petronilla. Il caffè non mi piace; berrò la cioccolata.
Cavaliere. Dopo il pranzo?
Petronilla.   Sì certo, giova alla digestione.
Così da qui a tre ore potrò far colezione.
Cavaliere. Signora, il vostro stomaco davver poco riposa.
Petronilla. Lasciam queste fandonie, parliam d’un altra cosa.
Cavaliere, mi pare che non vi spiaccia molto
Mirar di donna Barbara furtivamente il volto.
Non è egli ver?
Cavaliere.   Signora... (mostrando di vergognarsi)
Petronilla.   Io son del vero amica;
Se in me vi confidate, non vi sarò nemica.

  1. Ed. Zatta: lui pure.