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I MORBINOSI 389
Lelio. Ma di che vi offendete? So il mio dover, ridico;

Desidero soltanto d’esservi buon amico.
Se siete una signora, anch’io son nato bene.
Vi saprò in ogni grado trattar qual si conviene.
Siete voi maritata?
Brigida.   No lo so in verità.
Lelio. Ma perchè mi volete celar la verità?
Brigida. Gh’oggio fursi sto obligo de dirghe i fati mi?
Lelio. Ma via, cara signora, non parlate così.
Posso saper il nome?
Brigida.   Marfisa.
Lelio.   Eh, no Io credo.
Brigida. Mo no xelo un bel nome?
Lelio. Scherzate, io me ne avvedo.
Fidar non vi volete della persona mia.
Brigida. Perchè m’oi da fidar, se mi no so chi el sia.
Lelio. Lelio dal Sol mi chiamo.
Brigida.   Gh’alo muggier?
Lelio.   Io no.
Brigida. Se vorlo maridar?
Lelio.   Presto risolverò.
Brigida. (El me par un bon zovene; dele volte chi sa?
De sti bei accidenti al mondo se ne dà). (da sè)
Lelio. E voi siete fanciulla?
Brigida.   Son puta, patron sì.
Lelio. Volete maritarvi?
Brigida.   Ghe penserò anca mi.
Lelio. Se almen saper potessi chi siete e chi non siete.
Brigida. Sto sior, per quel che vedo, el vien presto ale strete;
Ma cusì no me fido). (da sè)
Lelio.   Non rispondete ancora?
Brigida. Risponder a ste cosse xe un pocheto a bon’ora.
Che intenzion gh’averavelo?
Lelio.   Intenzion bella e buona.
Mi piace il vostro spirito, mi piace la persona.