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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1913, XVII.djvu/109

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ALL’ORNATISSIMO CELEBERRIMO

Gentiluomo ordinario della Camera

DEL RE1.


N

ON è possibile. Signor mio, che io possa rendere a voi una parte di quel gran bene, che a me avete fatto colle vostre parole, coi vostri scritti, e colla vostra affezione. Sono parecchi anni, ch’io sudo per l’onor mio, e nell’Italia medesima dov’io son nato, non mancarono quelli che hanno tentato di amareggiarmi il pane, e di oscurare il mio nome. Uscito è dalla Francia il mio scudo, la mia difesa, la corona de’ miei travagli, e l’avvilimento degli emuli perniziosi. Voi siete quello, Signore, che sollevandomi con autorevol mano al dissopra degl’invidiosi, mi avete in tale situazion collocato, che la morte medesima non potrà più farmi discendere. Le preghiere ch’io ho fatte finora al Cielo, sono state quelle di tutti gli uomini che bramano di sollevarsi dal fango, ma non ho mai ardito di chiedere l’approvazione e le lodi dell’Uomo grande, dell’Uomo del secolo, di Monsieur Voltaire. Questa è una grazia, che io ho conseguito senza sperarla, lontano dalla lusinga di meritarla.

Non crediate però. Signore, che l’averla ottenuta vaglia ad insuperbirmi, e farmi creder di essere quel ch’io non sono. Io so quello che in me stimate, lo so benissimo, e le lodi del vostro labbro tendono ad un’ammirazione tutta degna di Voi. Voi ammirate in me la Natura, Voi date lode a questa Madre universale benefica, che ha voluto spargere in me i suoi doni, ed arricchirmi di quel potere che da Lei sola, e non dall’arte si acquista. La vostra lettera de’ 24 Settembre dell’anno scorso mi chiama Figlio

  1. Questa lettera di dedica uscì in testa alla commedia l’anno 1761, nel primo volume delle Commedie di C. Goldoni Avvoc. Veneto, edite dal Pasquali a Venezia.