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140 ATTO SECONDO

Bonfil. Se vi chiamate offeso, ho la maniera di soddisfarvi.

Pamela. Deh per amor del cielo...

Bonfil. Partite. (a Pamela1)

Pamela. Caro sposo.

Bonfil. Non ardite più di chiamarmi con questo nome.

Pamela. Che sarà di me sventurata?2

Bonfil. Preparatevi ad un vergognoso ripudio.

Pamela. No; dite piuttosto ch’io mi prepari alla morte. Non sarà vero ch’io soffra un insulto non meritato. Tre cose amo in questa vita: voi, mio padre, e il mio onore. Fra voi e mio padre potreste disputare nel cuor mio il primo luogo; ma l’onore vi supera tutti due, e se in grazia vostra sarei disposta a soffrir moltissimo, quando trattasi dell’onore, non soffro niente. Condannatemi a qualunque pena, riconoscerò voi solo per mio sovrano; ma se col ripudio tentate disonorarmi, saprò ricorrere a chi può più di voi. Siete di me pentito? soddisfatevi colla mia morte. Sì, morirò, se così vi aggrada, ma vo’ morir vostra sposa; ma vo’ morire onorata. (parte)

SCENA VII3.

Milord Artur e Milord Bonfil.

Bonfil. Sì, Pamela fu sempre mai lo specchio dell’onestà; voi avrete il merito di averla villanamente sedotta.

Artur. Siete con essa ingiusto, quanto meco voi siete ingrato.

Bonfil. La vostra falsa amicizia non tendeva che ad ingannarmi.

Artur. Le vostre indegne parole meritano di essere smentite col vostro sangue.

Bonfil. O il mio, od il vostro laverà la macchia dell’onor mio. (parte)

Artur. Il cielo farà giustizia alla verità. (parte)

  1. Ed. cit.: con sdegno.
  2. Nella ed. cit. la didascalia aggiunge: piangendo.
  3. Nella cit. ed. di Roma interviene in questa scena, mentre Bonfil e Artur si battono, il cavaliere Ernold; vedasi Appendice, a. II, sc. X.