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Cavolo. Senza ch’io glielo dica, nol sa vossignoria

Di queste virtuose qual è la mercanzia?
Musica, vezzi e incanti. Un misto praticato
Per acquistar favori in pubblico e in privato.
Conte. Canta bene?
Cavolo.   Cantare non l’ho sentita ancora.
Conte. Si può farle una visita?
Cavolo.   E un po’ troppo a buon’ora.
Conte. Dorme ancora?
Cavolo.   Ho sentito che la signora è desta,
Ma vi vorran due ore, innanzi che sia lesta.
Conte. Vorrà lisciarsi.
Cavolo.   Al solito.
Conte.   Dunque verrò più al tardi.
Fatele l’ambasciata.
Cavolo.   Venga senza riguardi.
Le dirò in confidenza: mi ha fatto il grande onore
Di dirmi, ch’io cercassi trovarle un protettore.
Vussignoria, ch’è solito trattar tali persone,
Può venire a offerirle la sua protezione.
Conte. Protezion se vuole, ne avrà quanta ne chiede.
Ma ingannasi di lungo, se piluccar mi crede.
Pratico virtuose, le assisto e le difendo,
Ma cautamente il faccio e il mio denar non spendo.
Cavolo. Bravo, a questo proposito senta un caso successo
In questa mia locanda, in questo mese istesso.
Un signor Livornese, che generoso aveva
Per una virtuosa speso quanto poteva.
Venendo ad una recita la giovane chiamata,
Giunse qui dal medesimo servita e accompagnata.
Desinarono insieme, e dopo desinato
Dell’acqua per le mani la donna ha domandato.
Prestamente si lava, indi al balcon si appressa,
L’acqua gettando in strada colla sua mano istessa.
Il cavalier le chiede perchè da sè lo faccia;