Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1913, XVII.djvu/34

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26 ATTO PRIMO

Eugenia. Dite al vostro padrone, che mia sorella Flamminia in nome mio gli ha scritto una bella lettera, e che io medesima colle mie mani l’ho lacerata. (straccia la lettera)

Flamminia. Che! siete impazzita davvero? Mi fate di queste scene?

Eugenia. E ditegli che venga da me, che gli darò la risposta in voce. (a Tognino)

Tognino. Come comanda.

Flamminia. Non glielo dite che ha stracciata la lettera.

Eugenia. Anzi, glielo deve dire. Tognino, se glielo dite, vi do un testone di mancia.

Tognino. Sarà per sua grazia. Non mancherò di servirla.

Flamminia. Dico, che non gli dite niente. (a Tognino)

Tognino. Perdoni. La sua signora sorella ha delle maniere obbliganti. Un testone vale a Milano quarantacinque soldi di buona moneta. (parte)

SCENA V.

Flamminia ed Eugenia.

Flamminia. E perchè avete fatto questa baggianata?

Eugenia. L’avete mai letto il libro del Perchè? Leggetelo, e lo saprete.

Flamminia. Sguaiaterie, vi dico; e ne sono stucca e ristucca.

Eugenia. Gran premura aveva ieri sera il signor Fulgenzio d’andare a casa!

Flamminia. È andato via per la rabbia.

Eugenia. Eh pensate! è andato via, perchè aveva un impegno.

Flamminia. E con chi?

Eugenia. Col diavolo che se lo porti.

Flamminia. Eugenia, voi vi volete precipitare.

Eugenia. Quando si tratta di quelle maladette bugie, non le posso soffrire.

Flamminia. Vi ha detto qualche cosa il servitore?

Eugenia. Niente.