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Se il patto non vi comoda, non me n’importa un fico.

Vi son cento che pregano. La massima è fissata,
Quella di voi che parla, da noi sarà scacciata.
Lucrezia. (S’egli non è un bugiardo, la prima parte è mia).
Annina. (Bisugnarà che tasa).
Tonina.   (Me preme de andar via).

SCENA IV.

Alì e detti.

Conte. Signor Alì, venite.

Alì.   Star fatto? (al Conte)
Conte.   Fatto niente.
Ho piacer che al contratto siate voi pur presente.
Eccovi qui tre donne, che han da venir con voi.
Ciascuna ha il suo gran merito, ciascuna ha i pregi suoi.
Alì. Tre donne?
Conte.   State zitto, che vi dirò il perchè.
Senza accrescer la spesa vi è il loco anche per tre.
Alì. Se far tanto diavolo per prima e per seconda.
Cosa farà per terza?
Conte.   Questo non vi confonda.
La terza può impegnarsi per donna, se il libretto
Tre donne abbia innestate nel scenico soggetto.
Quando non sian che due, giusta l’usato stile,
Reciterà la terza in abito virile.
Annina. Me no cert.
Tonina.   No seguro.
Conte.   Zitto. (alle donne)
Lucrezia.   Per me non parlo.
Conte. L’affar vo’ terminarlo.1
Signore mie, non trattasi di gareggiar fra voi,
Vogliam per prima donna quella che vogliam noi.

  1. Così il testo nella edizione Savioli. L’ed. Antonelli compie il verso in questo modo: L’affar incominciato io saprò terminarlo.