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Carluccio.   Quattrini, padron mio.

Tonina. Bezzi.
Annina.   Quattrin. (tutti a Nibbio)
Lucrezia.   Danari.
Pasqualino.   Voglio danari anch’io.
Nibbio. Mo via, non mi mangiate. Quattrini io non ne ho;
L’impresario aspettate, e allor ve li darò.
Carluccio. Dov’è andato costui?
Nibbio.   Passar dal vicin ponte
Fu veduto stamane, in compagnia del Conte.
Lucrezia. Che diamine faranno?
Nibbio.   Io penso, che a pigliare
Sia andato dal banchiere il danar per pagare.
Tonina. A sta ora l’aspetta?
Carluccio.   Quest’è un’improprietà.
Lucrezia. Venisse almeno il Conte.
Nibbio.   Il Conte eccolo qua.

SCENA ULTIMA.

Conte e detti.

Conte. Servo di lor signori.

Nibbio.   L’impresanrio dov’è?
Carluccio. Alì dove si trova?
Tonina.   Dove xelo? parlè.
Conte. Datemi un po’ di tempo; dirò dov’egli sia.
Di veder mi rallegro sì bella compagnia.
Come son ben all’ordine! Cospetto! quanta gente.
Nella nave francese staranno allegramente.
Il signor impresario, ch’è un mercante onorato,
Ecco mille ducati per lor signor mi ha dato.
Si dee fare il comparto. Sarà contento ognuno,
Ma pria d’ogni altra cosa deggio informar ciascuno:
Il signor impresano, dai musici stordito,