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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1913, XVII.djvu/416

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402 ATTO SECONDO


e non mi sento più al cuore l’acerba pena che mi teneva angustiata.

Aspasia. Il motivo della vostra consolazione deriva soltanto dalla salvezza di vostro padre? Non v’interessa punto la salute di don Faustino?

Florida. No, mi sovviene con qual baldanza era disposto a contribuire all’eccidio del mio genitore. M’intenerì alcun poco, allorchè lo vidi incamminarsi alla perdita della vita; ma ora ch’egli è fuor di pericolo, rifletto soltanto alla crudeltà con cui mi venne a ostentare in faccia il suo coraggio, la sua virtù, o piuttosto il suo fanatico desiderio di gloria.

Aspasia. Se aveste pratica del militare, non parlereste così. Gli ufficiali vanno alla battaglia, come si va al festino, alle nozze; e dicono per proverbio: o un bel vincere, o un bel morire.

Florida. Sì, ne son persuasa; ma in faccia mia non doveva mostrarsi indifferente a tal segno. Doveva almeno dissimulare.

Aspasia. Don Faustino è sincero. Dovreste anzi aver di lui maggiore stima, per un sì bella sincerità.

Florida. L’amor che avete per la milizia, vi fa essere avvocata de’ militari. Io non penso come voi pensate. Don Faustino ha un esterno amabile, ma chiude in seno un animo che è feroce. L’amai non conoscendolo, ora mi fa spavento l’amarlo, e temer posso che la ferocia de’ suoi pensieri renda barbaro l’amore istesso, e possa un giorno ricompensare la mia tenerezza con aspri modi e con militare fierezza.

Aspasia. Può essere, se lo rivedete, che non parliate così.

Florida. Può essere, ma non lo credo.

Aspasia. Io so di certo, ch’egli vi ama davvero.

Florida. Guardate la bella prova d’amore. Si è egli curato di venir subito a rivedermi?

Aspasia. Convien sapere, se ha potuto ancor liberarsi dall’obbligo delle sue funzioni.

Florida. Eh, dite piuttosto ch’ei di me non si cura.

Aspasia. A quel ch’io sento, voi avete un’estrema curiosità di vederlo.