Vai al contenuto

Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1913, XVII.djvu/423

Da Wikisource.

LA GUERRA 409

SCENA X.

Don Sigismondo,nota Conte Claudio, don Faustino,
don Ferdinando, don Fabio, Soldati

Vengono al suono di trombe e tamburi. Don Sigismondo si ferma al suo padiglione, gli altri uffizioli prendono posto all’intorno, alla testa delle milizie.

SCENA XI.

Dalla Fortezza, a suono di tamburo, scende don Egidio, con seguito di alcuni Uffiziali, quali restano indietro, e don Egidio si avanza al padiglione, dove è ricevuto da don Sigismondo, che lo fa sedere alla dritta, sedendo anch’egli alla sinistra.

Sigismondo. Don Egidio, lasciate prima di tutto ch’io mi congratuli con esso voi della valorosa difesa, che fatta avete sinora della piazza al vostro merito raccomandata, e che mi congratuli insieme col vostro Sovrano, che può vantarsi d’avere in voi uno dei più poderosi capitani de’ nostri tempi. Dieci giorni continui ci avete defatigati sotto una piazza, che doveva arrendersi all’avvicinarsi delle nostr’armi, nè figurar mi poteva, che all’aprire della nostra trincea aveste cuor di risponderci colla scarsa batteria del castello, e molto meno tentare disordinarci colle sortite, e resistere al fuoco delle nostre batterie duplicate. Al primo aspetto parve la vostra difesa soverchio ardire, immentevole di ascoltare verun patto nell’occasion della resa; ma rispondendo l’esimio vostro valore all’apparato di guerra con cui v’incominciaste a difendere, lodo il coraggio, mi compiaccio di vincere un buon soldato, nè ricuso con voi di capitolare. Riflettete per altro alla qualità della piazza, allo stato in cui vi trovate, all’inimico che avete a fronte, e moderate le vostre pretese, se volete trovare in noi quell’umanità che ci alletta, e quella condiscendenza che ad un esercito vittorioso, all’onorato suo condottiere conviene.