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414 ATTO SECONDO


consenta, e chi mi accerta che il giovane militare che mi ama, risolva tutto ad un tratto lasciar l’impiego, abbandonare le insegne, e preferir la mia mano all’idolo della gloria? Fra il turbamento de’ miei pensieri, non so s’io meglio desideri o un’incerta speranza, o un disinganno penoso. Sono due stati per me infelici, nè saprei sceglierne alcuno senza tremare. Ciò che potrebbe rendermi consolata, sarebbe il lieto suono di pace, l’assenso del padre, la docilità dello sposo; ma oh dio! sono immagini troppo incerte, sono lusinghe troppo lontane, ed il mio cuore è sì afflitto, che pria di giungere alla certezza del mio destino, abbandonarmi pavento alla più fiera, alla più dolorosa disperazione. (siede confusa)

SCENA II.

Don Faustino e detta.

Faustino. (Eccola qui, dolente al solito e lacrimosa. Oh cieli! ella mi ha fatto perdere quella ilarità, quella indifferenza, con cui soleva reggermi a fronte di qualunque destino). (da sè)

Florida. Venisse alcuno almeno per informarmi. (s’alza) Chi è di là?... (scopre don Faustino, e rimane confusa)

Faustino. Signora, se chiedete un servo, eccolo ad obbedirvi.

Florida. Voi qui! senza dirmelo? senza parlare? Qual novella recate? qual fu l’esito dell’abboccamento sul campo? Ah no, non mei dite; dall’insolita mestizia del vostro volto comprendo il mio infelice destino. Vuol guerra il mio genitore, e guerra piace al generale nemico, e voi forse sotto i fìnti colori di una simulata mestizia, applaudite alle stragi, e vi disponete con giubbilo alla battaglia. Via, non fate forza a voi stesso. Trionfi la vostra virtù. Usate liberamente quella barbara filosofìa, che vi fa essere lieto tanto coll’amor della figlia, quanto colla morte del padre: e se vi offende la mia tristezza, allontanatevi da quest’oggetto infelice. Seguite gli stimoli1 della vostra gloria,

  1. Nell’ed. Pasquali è stampato i stimoli, e più sotto i scherni.