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Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1913, XVII.djvu/57

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GL'INNAMORATI 49

SCENA VII.

Lisetta e detti.

Lisetta. (Signora, ho veduto venire il signor Fulgenzio). (ad Eugenia)

Eugenia. (Come l’hai veduto?)

Lisetta. (Dalla finestra).

Eugenia. (Era solo?)

Lisetta. (Parlava col signor Ridolfo).

Eugenia. (Parveti che fosse sdegnato?)

Lisetta. (Anzi mi parve allegro, e l’ho veduto venire saltellando verso la casa).

Eugenia. (Sia ringraziato il cielo. Ridolfo lo avrà placato. Ha fatto bene mia sorella di servirsi di lui). (da sè)

Roberto. (Ha degl’interessi la signora Eugenia). (piano a Flamminia)

Flamminia. (Credo sia venuto l’amico). (piano a Roberto)

Eugenia. (Flamminia). (con bocca ridente)

Flamminia. È venuto? (ad Eugenia)

Eugenia. Sì. (come sopra)

Roberto. Lode al cielo, vi vedo pure colla bocca ridente. (ad Eugenia)

Flamminia. Chi sa, se ha veduto il signor Ridolfo. (ad Eugenia)

Eugenia. Sì, l’ha veduto. È allegro. Non è egli vero, Lisetta?

Lisetta. Verissimo.

Eugenia. Eccolo, eccolo. (ridente)

Roberto. (Fa invidia un sì bell’amore). (da sè)

SCENA VIII.

Fulgenzio e detti.

Fulgenzio. (Entra, e vedendo Roberto resta un poco sospeso) (Chi è costui?) (da sè)

Flamminia. Venga, venga, signor Fulgenzio. Questo cavalier forastiere è venuto qui in questo momento. È vero? (a Roberto) È un amico di nostro zio, e parte presto di Milano. È vero? (a Roberto)