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GL'INNAMORATI 67

Lisetta. Voglia il cielo che finiscano di penare. Vi assicuro, che delle stravaganze della signora Eugenia ne risento anch’io la mia parte.

Tognino. Farmi sentir del rumore di là dove mangiano.

Lisetta. Sono alle bottiglie. Avranno gli spiriti in moto.

Tognino. Ho curiosità di sentire. Sempre mi trema il cuore per il mio padrone.

Lisetta. Aspettate. Senza che andiamo di là, da questa porta si può rilevar qualche cosa, (va alla porta, e guarda per il buco della chiave.)

Tognino. (È un po’ troppo caldo il padrone).

Lisetta. Oh diancine! non sono in allegria no. Ho sentito delle parole di sdegno. (a Tognino, scostandosi dalla porta)

Tognino. Lasciale che senta. (si accosta alla porta)

Lisetta. Guardate per il buco della chiave. (a Tognino) (Dubito che non voglia finir in bene).

Tognino. Vi sono de’ guai. La mia padrona piange. (scostandosi)

Lisetta. Piange la signora Clorinda? (corre a vedere alla porta)

Tognino. (Quella buona signora non merita queste afflizioni).

Lisetta. Il signor Fabrizio è in collera; ha gettato via la salvietta, e si è partito di tavola. (stando presso la porta)

Tognino. E il mio padrone che cosa fa?

Lisetta. Aspettate. (guarda)

Tognino. (Dubito di qualche gran precipizio).

Lisetta. È sdraiato sopra la tavola, colla testa cacciata fra le braccia. Ho veduto che il signor Ridolfo gli parta, ma egli non gli risponde.

Tognino. Lasciatemi un po’ vedere. (si accosta alla porta)

Lisetta. Sì, soddisfatevi. (si ritira dalla porta)

Tognino. (Non vorrei ne meno conoscerlo, non che essere al suo servizio. Mi fa compassione). (guarda)

Lisetta. (Certo, se durano a far questa vita, io non ci sto).

Tognino. La signora Eugenia è balzata in piedi. (a Lisetta)

Lisetta. Lasciate vedere. (corre alla porta e guarda)

Tognino. Che cosa fa? (con ansietà)