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206 ATTO SECONDO


Marianna. (Deh! se non volete prender per voi, prendete qualche cosa per me. Io vi servo nelle vostre disgrazie: ma le nostre indigenze crescono ogni dì più; e mi pare un’ingratitudine di ricusare la providenza). Signore, compatite la mia padrona; ella è di costume assai delicato; ma convien confessare la verità: siamo in qualche bisogno... e senza il vostro soccorso... (a Friport, che seguita a leggere la gazzetta)

Lindana. (Ah! Marianna, tu vuoi farmi morire di rossore).

Marianna. (Voi mi volete far morire di fame).

Lindana. No, non sarà mai vero, che possa dirsi ch’io abbia condisceso ad una viltà. Io non conosco l’animo di quel mercadante: mostra di farlo per compassione, ma potrebbe avere qualche disegno; e quando una fanciulla accetta i presenti di un uomo, fa sospettare che sia disposta a pagarne il prezzo.

Marianna. (Quand’ella parla, non si sa cosa rispondere).

Friport. Ehi! (a Marianna)

Marianna. Signore. (a Friport)

Friport. Che cosa dice? (a Marianna)

Marianna. Dice delle cose che mi fanno raccapricciare. Dice che i regali d’un uomo possono far sospettare dell’onoratezza di una fanciulla.

Friport. Ella non sa quello che si dica. Perchè sospettare in me un cattivo disegno, in tempo ch’io faccio un’azione buona? (forte, che Lindana senta)

Marianna. Sentite, signora? (a Lindana)

Lindana. Sì, la sua intenzione sarà buonissima; ma il mondo direbbe ch’egli mi ama. (piano a Marianna)

Marianna. Signore, ella ha paura che il mondo dica che voi l’amate.

Friport. Che pazzia! che immagine sciocca! Io non l’amo, e il mondo sa ch’io non fo all’amore. Assicuratela ch’io non l’amo; e che non m’importa ne di lei, nè delle più belle donne del mondo. L’ho veduta una volta sola; e se non la vedo più, non ci penso. Addio, addio. (osserva l’orologio, e s’alza) L’ora è tarda: ho degli affari. (a Lindana, e parte, lasciando la borsa)