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232 ATTO QUARTO

Fabrizio. Da che procede questo nuovo spirito d’allegrezza?

Marianna. Oh! procede da qualche cosa che ci fa piacere.

Fabrizio. Consolatemi dunque. Mettetemi a parte di qualche nuova felice.

Marianna. Io non parlo, signor Fabrizio. Io non sono di quelle serve che palesano i fatti delle padrone.

Fabrizio. Per questa parte vi lodo.

Marianna. Per altro, s’io non avessi palesato un certo fatto, non ci sarebbe arrivato quel bene che ci è arrivato.

Fabrizio. E partecipando a me qualche cosa, potrebbe darsi che non vi chiamaste scontenta.

Marianna. Sentite: a parlarvi schietto, ho più volontà io di dirvelo, che voi di saperlo. Ma ho promesso di non parlare.

Fabrizio. Ha ricevuto qualche lettera la vostra padrona?

Marianna. No, non ha avuto lettere.

Fabrizio. È stato qualcheduno a parlar con lei?

Marianna. Piuttosto.

Fabrizio. Quando?

Marianna. Quando per grazia vostra io era a tavola a desinare con voi.

Fabrizio. Si può sapere chi fosse?

Marianna. Non posso dirlo. Bastavi di sapere per ora, che quanto prima si saprà la mia padrona chi è; e la vedrete forse in un altro stato.

Fabrizio. Ha parlato con persona che la conosce?

Marianna. Sì, certo; quella persona l’ha conosciuta, e le farà del bene; ed io ho il merito di avere fatto questa scoperta,

Fabrizio. Ah! Marianna, guardatevi che non siate tradite.

Marianna. Come! perchè tradite?

Fabrizio. So io quel che dico. Non vi fidate. Vi sono in aria de’ tradimenti.

Marianna. Eh! quella persona non è capace.

Fabrizio. Non so chi sia la persona di cui parlate; ma posso dirvi di certo che la vostra padrona è in pericolo.

Marianna. Eh! via; voi lo fate per iscavarmi.