Pagina:Goldoni - Opere complete, Venezia 1914, XIX.djvu/307

Da Wikisource.

IL RITORNO DALLA VILLEGGIATURA 293

Fulgenzio. E se non vi è più roba, nè credito, come farà egli a vivere?

Bernardino. Niente; non è niente. Vada un giorno per uno da quelli che hanno mangiato da lui, e non gli mancherà da mangiare.

Fulgenzio. Voi continuate sul medesimo tuono, e pare che vi burliate di me.

Bernardino. Caro il signor Fulgenzio, sapete quanta amicizia, quanta stima ho per voi.

Fulgenzio. Quand’è così, ascoltatemi come va, e rispondetemi in miglior maniera. Sappiate che il signor Leonardo ha una buona occasione per maritarsi.

Bernardino. Me ne consolo, me ne rallegro.

Fulgenzio. Ed è per avere ottomila scudi di dote.

Bernardino. Me ne rallegro, me ne consolo.

Fulgenzio. Ma se non si rimedia alle sue disgrazie, non averà la figlia, e non averà la dote.

Bernardino. Eh! un uomo come lui? Batte un piè per terra, e saltano fuori i quattrini da tutte le parti.

Fulgenzio. (Or ora perdo la sofferenza. Me l’ha detto il signor Leonardo). Io vi dico che vostro nipote è in rovina. (sdegnato)

Bernardino. Sì eh? Quando lo dite, sarà così. (fingendo serietà)

Fulgenzio. Ma si potrebbe rimettere facilmente.

Bernardino. Benissimo, si rimetterà.

Fulgenzio. Però ha bisogno di voi.

Bernardino. Oh! questo poi non può essere.

Fulgenzio. E si raccomanda a voi.

Bernardino. Oh il signor Marchesino! è impossibile.

Fulgenzio. E così, vi dico, si raccomanda alla vostra bontà, al vostro amore. E se non temessi che lo riceveste male, ve lo farei venire in persona a far un atto di sommissione, e a domandarvi perdono.

Bernardino. Perdono? Di che mi vuol domandare perdono? Che cosa mi ha egli fatto da domandarmi perdono? Eh! mi burlate: io non merito queste attenzioni; a me non si fanno di