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306 ATTO SECONDO


voleva ricevere il signor Guglielmo, non aveva ella per questo da prendersi la libertà di rispondergli con impertinenza.

Sopraggiunto il vostro futuro sposo, quello che avrà la felicità di possedere la vostra mano ed il vostro cuore... Ah! non so, il cuore, non so. Con maniere anch’egli non meno aspre e insultanti, mi ha costretto ad allontanarmi... Come! In casa mia? Principia a far da padrone? Vuol comandare prima del tempo? Oh! questo poi non lo vo soffrire. Ma, povero Leonardo, non ha egli forse motivo di sospettare? Amandomi com’egli mi ama, non sono compatibili i suoi trasporti? Dovendo essere mio consorte, non ha egli da vedere mal volentieri chi gli fa ombra, chi lo inquieta, chi lo conturba? Sì, Leonardo ha ragione. Guglielmo ha il torto. Non so quand’io potrò avere la fortuna di rivedervi. Volesse il cielo ch’io non lo vedessi mai più. Onde mi sono preso l’ardire di scrivervi quest’umilissimo foglio per due ragioni. La prima si è per farvi noto ch’io non ho mancato al mio debito... Non si può dire ch’egli non sia civile e cortese. E assicurarvi che dal canto mio non soffrirete inquietudini, promettendovi sull’ onor mio che, a costo ancor di morire, sfuggirò ogn’incontro d’importunarvi. Questa virtuosa rassegnazione ha un grado di merito che non è indifferente. Ah! se prima avessi conosciuto il pregio del suo bel cuore... Ma non vi è più rimedio. Vuol così il mio decoro, il mio impegno, il mio nemico destino.

La seconda ragione che mi muove ad importunarvi con questa lettera, assicuratevi non procedere in me da mal animo, ma da cuor sincero e leale. Si dice pubblicamente, e si sa di certo, essere in tale sconcerto ed in tale rovina il signor Leonardo, che egli non potrà assolutamente supplire ai pesi di un maritaggio, nè vostro padre vorrà vedervi precipitata. Oh cieli! che colpo è questo! Che sconvolgimento d’affari! Che novità inaspettata!

Seguite ad amare colui che deve essere vostro sposo. Ma se mai tal non fosse, se mai, senza colpa vostra, vi trovaste disob-