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LE SMANIE PER LA VILLEGGIATURA 79


SCENA XIV.

Giacinta e detti.

Giacinta. Che strepito è questo? Che piazzate son queste?

Leonardo. Signora, le piazzate non le fo io. Le fanno quelli che si burlano dei galantuomini, che mancano di parola, che tradiscono sulla fede.

Giacinta. Chi è il reo? Chi è il mancatore? (con caricatura)

Fulgenzio. Parlate voi. (a Filippo)

Filippo. Favoritemi di principiar voi. (a Fulgenzio)

Fulgenzio. Orsù, ci va del mio in quest’affare. Poichè il diavolo mi ci ha fatto entrare, a tacere ci va del mio, e se non sa parlare il signor Filippo, parlerò io. Sì, signora. Ha ragione il signor Leonardo di lamentarsi. Dopo avergli dato parola che il signor Guglielmo non sarebbe venuto con voi, mancargli, farlo venire, condurlo in villa, è un’azion poco buona, è un trattamento incivile.

Giacinta. Che dite voi, signor padre?

Filippo. Ha parlato con voi. Rispondete voi.

Giacinta. Favorisca in grazia, signor Fulgenzio, con qual autorità pretende il signor Leonardo di comandare in casa degli altri?

Leonardo. Con quell’autorità che un amante....

Giacinta. Perdoni, ora non parlo con lei. (a Leonardo) Mi risponda il signor Fulgenzio. Come ardisce il signor Leonardo pretendere da mio padre e da me, che non si tratti chi pare a noi, e non si conduca in campagna chi a lui non piace?

Leonardo. Voi sapete benissimo....

Giacinta. Non dico a lei; mi risponda il signor Fulgenzio.

Filippo. (Oh! non sarà vero degli amoretti, non parlerebbe così)

Fulgenzio. Poichè volete che dica io, dirò io. Il signor Leonardo non direbbe niente, non pretenderebbe niente, se non avesse intenzione di pigliarvi per moglie.

Giacinta. Come! il signor Leonardo ha intenzione di volermi in isposa? (a Fulgenzio)